Vai ai contenuti della pagina Vai al pié di pagina
Testa di donna

Testa di donna

bronzo

54 x 18 x 24 cm

1965

n. inv. 200

Un volto di donna studiato nella rigidità di una posa statica, per trarne un prototipo quanto più veritiero ed esemplificativo di una scultura che deve essere perfezionata secondo un angolo giro completo: questa testa è sintomo di un’aspirazione alla compiutezza delle forme, non già perché sia l’obiettivo di ricerca generale dell’artista, ma perché tale armonia è funzionale alla realizzazione di altre opere, per le quali volutamente si cercherà non già la perfezione ma un avvicinamento di questa alla verità quotidiana. L’essenza del verismo è esattamente questa: studiare la realtà nell’immutabilità delle sue forme e declinarla alla contingenza del quotidiano.

L’impassibile espressione di questo volto riconduce alla tradizione delle teste di carattere, vale a dire opere di studio, non necessariamente condotte in previsione di un utilizzo già programmato, che fissano una peculiare fisionomia o un’espressione particolare del volto e che potevano essere utilizzati varie volte come modelli per composizioni più ampie. Questa tradizione figurativa risale al XVII secolo fiammingo e olandese, ma è stata proseguita nei secoli: nata per la pittura, l’applicazione nella scultura si deve soprattutto al tedesco Franz Xaver Messerschmidt che, all’inizio degli anni ’80 del XVIII secolo, eseguì sessantanove busti (di cui ne sono attualmente noti solo quarantanove dei cento previsti dall’autore).

Tralasciando le esagerazioni fisionomiche che molto spesso, nell’arte del passato, caratterizzavano le teste di carattere, Crocetti crea una sorta di abecedario personale attraverso il quale studiare la natura umana.