Molteplici sono le rappresentazioni della maternità che Crocetti realizzò durante il corso della propria carriera, a partire dal rilievo posto a decorazione del portone d’ingresso del palazzo in largo dei Lombardi, costruito dall’architetto Vittorio Morpurgo, opera che gli venne commissionata dall’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale nel 1939 (e inaugurata l’anno successivo).
Come quella prima prova, anche l’opera conservata presso il Museo Crocetti è un rilievo marmoreo, ma meno aggettante del precedente e dallo sviluppo verticale. Le forme più semplificate, i dettagli fisionomici tendenti alla sintesi, sono caratteristiche stilistiche che suggeriscono una datazione più tarda, da collocare non prima dell’inizio degli anni ’50, ma non si conoscono le circostanze d’esecuzione. In particolare, la composizione ricorda molto la scultura dal medesimo soggetto che Venanzo Crocetti realizzò per la Chiesa san Flaviano a Giulianova nel 1956, anche se in questa committenza il modellato mostra forme più classiche rispetto all’opera romana.
L’intimità tra la donna e il suo bambino è resa evidente dallo stretto abbraccio con cui la madre sorregge suo figlio e l’espressione di placida tenerezza che gli rivolge: l’antica iconografia dell’Hodighitria (ossia la Vergine Maria con Gesù in braccio) trova in quest’opera la quotidianità dell’amore di qualsiasi madre.
Esposta presso la Cappella del Museo Venanzo Crocetti dal 2002.
L’arte sacra di Venanzo Crocetti, catalogo della mostra (Sulmona, Polo Culturale civico diocesano Ex conventi S. Chiara, 19 giugno – 18 luglio 2010) a cura di Tiziana d’Acchille, Albano Laziale (RM), pp. 44-45.