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Fanciulla al fiume

Fanciulla al fiume

bronzo

85 x 111 x 56 cm

1934

n. inv. 7

Racchiusa in un gesto tanto elegante quanto spontaneo, la Fanciulla al fiume di Crocetti non rappresenta una bellezza ideale, ma una ragazza qualunque ritratta in un momento di intima solitudine, nella posa dell’accarezzarsi il collo del piede, sensuale ma priva di malizia.

La versione in terracotta, da cui fu tratto l’esemplare in bronzo, fu presentata alla XX Biennale di Venezia e comprata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (GNAM). Fu confrontata da molti critici con la maniera di Arturo Martini: bollata nel 1936 da Nino Bertocchi come “manierismo martiniano”, in un articolo de “l’Italia letteraria”, e per lo stesso motivo elogiata da Ugo Ojetti nel “Corriere della Sera” (01/06/1938), è stata paragonata da Paola Goretti con Donna al sole dell’artista trevigiano.

L’ascendenza più diretta, però, deve essere rintracciata, come per tutta la ricerca formale di Crocetti, nell’arte antica, in particolare nelle sculture muliebri funebri della cultura etrusca (si veda ad esempio il Sargofago fittile di Thanunia Seianti trovato a Chiusi nel 1887 e conservato al British Museum di Londra). La semplificazione delle forme e la rinuncia a qualsiasi orpello dimostrano la profonda sensibilità del maestro abruzzese per le istanze dell’arte del Novecento, in particolare nell’attenzione all’essenzialità della materia, pur non rinunciando alla figuratività più classica.

Tra la versione in terracotta (GNAM, n. inv. 3434) e l’esemplare in bronzo del Museo Crocetti, il cappello, la cui falda è più larga nell’esemplare in metallo, costituisce l’unica differenza formale.