


Ragazza che si asciuga i capelli
bronzo
180 x 54 x 96 cm
1960 (fusa nel 1999)
"La posa è civettuola -quasi sbarazzina- pur senza scivolare
in derive sconvenienti; il corpo flesso, in giravolta plastica, accesa la
poetica del gesto. Crocetti dà vita in quest’opera a una delle infinite
varianti del suo repertorio di Elegantie,
tese a glorificare gli ornati del bel comporre con purezza classicista e vibrato
estetizzante: modelle
flessuose dai bellissimi contorcimenti, fanciulle accartocciate in pose
plastiche o in atto di pettinarsi con cura devota, figure del silenzio e
dell’attesa, sagome pacificate che sembrano conservare la morbidezza tattile di
Lotto, Correggio, Michelangelo. Matrici arcaiche in rito di vestizione, nude o
in atto di spogliarsi, danzatrici tornitissime in posa d’accademia, bilanciate
in gesti perfetti; icone stanziali più che mai oppure immerse in un colloquio
intimo con lo spazio che si muove attorno. Quasi in sacra concentrazione.
Riconducendo
la grammatica dell’insieme a una cifra di impronta monumentale, anche in questo
caso il lessico è regolato dai caratteri della proporzione, sodezza, asciuttezza
temperata, occhieggiando
a temporalità remote (si pensi alle tanagrine
di Alessandria; elegantissime statue di argilla ascrivibili al III a. C. a cui
già l’artista aveva dedicato innumerevoli omaggi), come a prolungare nel
Novecento lo stile greco tradizionale e gli impasti di un’arcadia attualizzata.
Senza deriva
dell’ansimare, senza irrequietezza, il
corpo sporge in affaccio, atteggiato in movimento, l’elegia si ammoderna, pur
carica di anteriore. In allaccio musicale e sorriso live –sorpresa all’interno
di un’azione privata- la modella rivela la sua avvenenza; il focus è tutto
nella modulazione delle chiome, in quelle mani alla testa in atto di frizionare
il capo con un asciugatoio, di discostare le ciocche così agguantate. Snello il
fare: un’attimalità spensierata che tratteggia l’aria bilanciando il dinamismo
rotante di nudità, come guantato in passo di danza arcana sempre viva.
La stesura intimista e sensuale si compie con sguardo
piumato. Quasi novella Betsabea in atto di uscire dalle stanze del bagno
(Memling, Franciabigio, Bacchiacca, Sebastiano Ricci, Rembrandt, Artemisia) le
sue fattezze –come d’abitudine per Crocetti- si ancorano saldamente al lessico
d’alta epoca. Ma al posto di un volto di accademia o di una posa trasognante,
un andamento modernissimo. Inclinata e gentile: quasi una bellezza glamour ricavabile dall’antro degli
antichi e sciolta in stato d’animo contemporaneo.
La nudità si offre spontanea e naturale; brilla in lei
lo spazio terso di un tempo pacificato, tratteggiando un contorsionismo
equilibrato e scivoloso, sensualissimo. Pare una ninfa moderna rincorsa da Pan
in uno dei suoi mille appostamenti, protetta e cerchiata nel suo silenzio,
temperata e gaudente. Ancora una volta la suavitas,
il carattere placido e assorto, il sentimento egeo. Il dio del lungomare e del
bagnasciuga di qualche spiaggia alla moda degli anni Sessanta fa capolino e
strizza l’occhio ancora, come acquattandosi dentro al litorale, ondeggiando di
nuove abbronzature.
La stesura intimista e sensuale si compie con sguardo piumato. Quasi novella Betsabea in atto di uscire dalle stanze del bagno (Memling, Franciabigio, Bacchiacca, Sebastiano Ricci, Rembrandt, Artemisia) le sue fattezze –come d’abitudine per Crocetti- si ancorano saldamente al lessico d’alta epoca. Ma al posto di un volto di accademia o di una posa trasognante, un andamento modernissimo. Inclinata e gentile: quasi una bellezza glamour ricavabile dall’antro degli antichi e sciolta in stato d’animo contemporaneo.
Così, se è vero che per Crocetti l'arte aveva il compito di proteggere i gesti eleganti dalla dissoluzione, Venere ci viene incontro infinite volte tante quante le movenze del presente, costantemente rigenerato; nella vivezza del processo generativo e germinante che tutto compie e in cui tutto si compie. Così nelle parole di Jean-Luc Nancy (Narrazioni del fervore. Il desiderio, il sapere, il fuoco, 2007), nell'inno a lei dedicato: 'Venuta d'altrove e da ogni dove, figlia di isole e delle coste ... Afrodite sposta e mescola i principi, l'armonia, il piacere e la forza, seduce le origini, guidando lontano i popoli venuti da lontano, sorreggendo le loro provenienze ignorate, fondazioni di un attimo, invenzioni, comprensioni istantanee, solchi tracciati, palazzo e pavoni dorati, ville. Il suo vero tempio è la città spumosa, dai tempi innumerevoli, dai passaggi segreti, dall'andirivieni.'
Spuma o brezza ventosa, costantemente nascente nelle
forme del suo destarsi e ridestarsi. Crocetti continua il suo epistolario
all’antica variando i decenni con scalpello imperturbabile, fedele ai composti dell’anteriore,
tinteggiando i lontani. Un canto fluviale di delizia sottomarina in corpo
avvenente, per transito di bellezza di dea madre. Come un pensiero boschivo e
silente. Musicale e ardente. Intimissimo."
Paola Goretti
2006 Milano, Museo Fondazione Luciana Matalon (mostra personale)




