Il legame con sua sorella minore fu sempre molto profondo per Venanzo Crocetti: di due anni più giovane, fu l’unico membro della famiglia dell’artista, avendo perso durante l’infanzia entrambi i genitori e una sorellina più piccola.
In più di un’occasione, il viso serafico di Vittoria fu ritratto dal maestro. I capelli raccolti dietro la nuca, il sorriso appena accennato e lo sguardo attento sono i caratteri che contraddistinguono tutte le immagini a lei dedicate. L’attenzione al vero fisiognomico di tradizione accademica è accordata alle forme essenziali proprie della cultura novecentesca, priva di qualsiasi dettaglio narrativo.
Qualche anno prima, nel 1943, Crocetti aveva eseguito un altro ritratto della sorella in cera, che avrebbe dovuto avere una traduzione in marmo mai realizzata: in questa effigie la donna appare pensosa, con la testa poggiata sulla mano sinistra. La ceroplastica fu esposta alla IV Quadriennale di Roma e in tale occasione comprata dal Ministero dell’Educazione per essere esposta presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dove ancora si trova.
In esposizione nel Museo Crocetti dal 2002
Floriano de Santi, Museo Venanzo Crocetti. Sculture, dipinti e opere su carta dal 1930 al 1998, Roma 2002, n. 27.