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Maria di Magdala

Maria di Magdala

bronzo

102 x 68 x 30 cm

1956

n. inv. 34

Nelle varie raffigurazioni che Crocetti fece di Maria di Magdala, seguace di Gesù che lo seguì fino all’esalazione dell’ultimo respiro in croce, questa rappresentazione incedente è forse la più celebre poiché esposta e pubblicata in numerosi cataloghi d’arte. La rappresentazione del dolore morale travalica il senso della dignità sociale: la tragicità della perdita determina la rinuncia a ogni compostezza, di cui rimane traccia soltanto nel gesto di coprirsi il volto con le mani, per non vedere la realtà della morte.

La posizione della figura stante suggerisce un incedere incerto, proteso in avanti e al limite del crollo; il tallone sinistro della donna è un poco alzato da terra, ma non sufficientemente per suggerire un passo in considerazione dello sbilanciamento frontale del tronco: il movimento descritto, dunque, è di trascinarsi stancamente; lo scultore di Giulianova riesce nell’impresa di far intendere magistralmente l’espressione dolorosa della figura pur non mostrandone il viso: è proprio questo lento strascicare che suggerisce il desiderio di indugiare nel luogo della tragedia, di non abbandonare per sempre il corpo esanime, come se fosse urgente rendere eterno l’attimo dell’addio; un gesto in contraddizione con l’istintiva azione di coprire gli occhi con le mani, per non vedere lo scempio della morte in un corpo che in realtà si vorrebbe trattenere.

Esiste una seconda fusione dell’opera, datata 1955, conservata presso il Museum of Modern Art di Hyogo.