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Leonessa

Leonessa

bronzo

116 x 185 x 80 cm

1936

n. inv. 17

Quando Crocetti si stabilì a Roma, il giardino zoologico capitolino fu tra i luoghi più assiduamente visitati dal giovane artista nelle ore di libertà. Lo studio degli animali rari è documentato da numerosi disegni sul tema, eseguiti tra il 1930 e il 1934, e, d’altra parte, le testimonianze autobiografiche confermano la frequentazione di Crocetti del Grande Circo Sneider, stabilitosi nel 1931 presso il Piazzale dei Prati Strozzi. Come acutamente osservato da Paola Goretti, il giovane Crocetti, negli anni ‘30 apprendista del Laboratorio di restauro dei Musei Vaticani, ebbe anche modo di studiare i felini facenti parte della galleria degli animali marmorei delle raccolte pontificie.

La raffigurazione del maestro Crocetti è fisica, basata sulla realistica resa dell’anatomia dell’animale nella tensione muscolare che anticipa l’attacco. Non v’è alcun rimando simbolico esplicito, se non nella forza fisica e nella concentrazione di momentanea e tesa immobilità del felino, caratteristiche che immediatamente fanno pensare alla fermezza morale determinata dal coraggio. La trattazione della superficie, levigata tanto da far sembrare bagnata la pelle della belva, esalta la muscolatura in tensione.

Giovanissimo, eppure già così maturo nella modellazione volumetrica di un’anatomia in movimento, Crocetti espose la Leonessa alla XXI Biennale di Venezia aggiudicandosi il Gran Premio della giuria composta, tra gli altri, da Felice Carena, Arturo Dazzi e Ferruccio Ferrazzi. 

La fortuna critica dell’opera determinò l’esecuzione di alcune copie autografe: una versione si trova presso la Kunsthalle di Berna e fu acquisita dal Ministro Kocher nel 1938 in occasione della mostra organizzata nello stesso anno; una successiva fu acquistata dal conte Volpi nel 1939; una terza copia appartenne ad Arturo Ottolenghi e fu venduta in asta Finarte nel 1985 insieme all’intera collezione d’arte del conte (Venturoli 1972, figg. 10-11); un altro esemplare, con patinatura nera come quella presso il Museo, si trova presso la Galleria d’Arte di Teramo (Floriano de Santi 2001, n. 6); un’ultima versione è conservata presso il giardino del Museo Crocetti (n. inv. 246).