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Allieva di danza in riposo

Allieva di danza in riposo

bronzo

143 x 43 x 64 cm

1959

n. inv. 31

Le figure muliebri assise, con gli arti annodati tra loro, sono state più volte studiate da Crocetti. L’Allieva di danza in riposo si discosta molto dalla prima prova di questo modello iconografico, vale a dire la Ragazza seduta del 1946: se nella precedente opera le membra raccolte esprimevano un gesto di spontanea sensualità, in questa scultura più tarda una imperturbabile compostezza rimanda all’ideale di perfezione proprio dell’arte tersicorea.

Già Fortunato Bellonzi notò acutamente che il tronco e il volto della modella hanno una tendenza alla sintesi geometrica, alla forma astratta e all’annullamento dell’espressione, caratteristiche rare nel catalogo dell’artista: nelle poche opere in cui si può ravvisare questo modo di concepire la forma, la ricerca stilistica si concentra sull’equilibrio delle masse, sull’elegante postura del soggetto figurato e sull’effetto della luce (o dell’assenza di questa) nell’alternanza tra volumi concavi e convessi: gli zigomi pronunciati, la spigolosità delle spalle, la rotondità dei seni hanno un contrappunto nelle parti in ombra determinate dalla superficie liscia del volto, dalla piegatura dell’avambraccio, dalla magrezza del tronco; la gamba destra che per due volte gira intorno alla sinistra crea un sinuoso movimento anche nell’immobilità della posizione.

Nella staticità della composizione deve essere ravvisata l’invenzione dell’artista: la rappresentazione delle ballerine ha una tradizione ben radicata nella scultura moderna, da Antonio Canova a Degas, ma la scelta di ritrarre un momento di completa stasi, una non-azione che travalica i preparativi alla danza ed è avulsa dal definitivo termine dell’attività è caratteristica precipua di quel realismo vivo tipico del maestro abruzzese.