Tema assai caro al maestro abruzzese, la raffigurazione dei giovani bovidi costituisce una serie abbastanza numerosa nel catalogo dell’artista. In questa prova, la posa del vitello è giocosa, incerta e sgambettante nella voglia di esprimere l’energia della vita appena cominciata.
Il vitellino, ritratto attraverso un realismo attento non solo alle movenze, ma anche alle scabrosità anatomiche più o meno aspre a contatto con la fonte luminosa, rimanda alla vita agricola scandita dal ciclo naturale delle stagioni, dove la nascita e la senescenza sono due aspetti paralleli e simbiotici dell’esistenza stessa. La celebrazione della giovinezza, scalpitante di energia, è la misura di una felicità spontanea, semplice; la buffa posizione delle zampe, dal passo malfermo, intenerisce e corrobora la sapienza antica della vita contadina.
Rispetto alla prima versione del 1930 (n. inv. 62), in questa successiva prova l’animale sembra già aver superato lo sgomento del primo passo per misurarsi in movimenti più complessi, attraverso un’accennata torsione che anticipa la posa sghemba dell’esemplare del 1940 (n. inv. 63).
In esposizione nel Museo Crocetti dal 2002
Marcello Venturoli, Crocetti, Roma 1972, fig. 17.
Floriano de Santi, Museo Venanzo Crocetti. Sculture, dipinti e opere su carta dal 1930 al 1998, Roma 2002, n. 12.