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Leda e il cigno

Leda e il cigno

bronzo

46 x 17 x 21 cm

1971

n. inv. 49

L’antico mito dell’amore tra Zeus, trasformato in cigno, e di Leda, regina di Sparta e moglie del re Tindaro (Apollodoro, Biblioteca, libro III; Ovidio, Eroidi, libro III), è uno tra gli episodi della letteratura classica più rappresentati dagli artisti di qualsiasi tempo.
Crocetti sceglie una posizione stante, con Leda che tiene tra le braccia l’anatide, in una composizione che trae la propria origine da prototipi antichi, come il rilievo del museo di Afrodisia in Turchia (I sec. d.C. trovato nel Sebasteion) o il rilievo attico di I sec. a.C., che il maestro abruzzese probabilmente conobbe attraverso una copia romana del II sec. d.C. negli anni in cui insegnò presso l’Accademia di Venezia (Venezia, museo Archeologico), finanche dal dipinto rinvenuto a Pompei (I sec. d.C., Museo archeologico di Napoli).
Differentemente dai prototipi antichi, però, la versione di Crocetti è molto più fisica, Leda non ha le fattezze eteree della regina antica e la presa del volatile non si avviluppa lungo il suo corpo ma si accoccola come un animale da compagnia. L’affettuosa inclinazione della testa verso il collo della bestiola assomiglia, appunto, a una scena di quotidiana di tenerezza tra un padrone e il suo animaletto.
La scultura è stata eseguita in più esemplari: una seconda fusione è conservata presso una collezione privata di Teramo; una versione più grande (101 cm. di altezza) si trova, invece, in una collezione privata giapponese.