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Caduta del cavallo

Caduta del cavallo

bronzo

98 x 97 x 57 cm

1975

n. inv. 69

Il cavallo rampante è una raffigurazione araldica da sempre simbolo di forza vitale, di eleganza e di energia; in questa composizione, Crocetti ribalta questa classica figura rappresentando una rovinosa caduta, che pur mantiene tutta l’eleganza aerea della posizione opposta. Lo slancio del corpo, nel vano tentativo di compensare il crollo, ha lo stesso guizzo di un’impennata e le zampe posteriori, scagliate nel vuoto, riempiono il movimento di scattante energia.
Lo studio del movimento raggiunge in questa scultura il pieno compimento, la materia sembra farsi doppiamente leggera: il cavallo, così possente, sembra compiere un meraviglioso e aggraziato tuffo nell’aria, ma anche il bronzo sembra reggersi su un equilibrio delicatissimo costruito su una linea verticale.
Questa caduta dà l’impressione di essere repentina, fulminante, irreversibile; sembra prolungare all’infinito il roboante tonfo che necessariamente avverrà poco dopo e che segnerà quel “male di vivere” che Eugenio Montale riconobbe proprio nel cavallo stramazzato.
Il tema della caduta fu lungamente pensato da Venanzo Crocetti, che realizzò una serie di opere precedenti a questa di analogo soggetto, ma variate in alcuni dettagli anatomici e della postura; queste precedenti prove, tutte di dimensioni più piccole, possono essere considerate prodromiche a quella del Museo Crocetti e attualmente sono conservate in diverse collezioni private in Giappone: la Caduta da cavallo (1967, l’unica con la variante della presenza del cavaliere); la Caduta (1967, la più vicina all’esemplare romano); il Cavallo imbizzarrito (1970).