PREMIO VERONA. PRIMA MOSTRA NAZIONALE D'ARTE
sabato 1 agosto 1942 - lunedì 31 agosto 1942
Verona, Palazzo della Gran Guardia
l'Arte di Crocetti fuori sede
Alla Prima Mostra Nazionale d’Arte a celebrazione dell'agricoltura nei frutti nei fiori e negli animali, che si tiene nel Palazzo della Gran Guardia, Verona - Crocetti partecipa con tre sculture in bronzo GALLINA, VITELLO e TACCHINO.
Il 18 agosto 1942, Guido Letta -prefetto e presidente del comitato direttivo del Premio Verona- si congratula con Crocetti per la vincita del Primo Premio con la Gallina. Il premio, di 30000 lire, è stato unanimemente deciso dalla giuria.
Il bronzo vincitore fu chiamata da U. Ojetti la 'Gallina dalle uova d'oro'.
Nel suo articolo pubblicato in Natura, Milano, Giuseppe Silvestri scrisse: “…La giuria della Mostra del Premio Verona, presieduta del cons. naz. Orazio Amato e composta di artisti notissimi come Felice Casorati, Giovanni Brancaccio, Marcello Mascherini e Paolo Boldrin, ha confermato, in una sua relazione e nel suo verdetto, quanto abbiamo sopra osservato circa l’esito della mostra stessa, cioè la scarsa comprensione dimostrata dalla maggior parte dei partecipanti verso la vastità del tema al loro proposto. Essa ha quindi operato doppiamente bene ispirandosi, nel giudicare, a criteri esclusivamente artistici ed evitando di convogliare l’arte moderna su un terreno illustrativo che non è più nelle sue aspirazioni e nei suoi metodi espressivi. Non deve perciò sorprendere che il primo premio di trentamila lire sia stato assegnato ad un’opera di scultura e di tema assai modesto e limitato, al bronzo ‘Gallina’ di Venanzio Crocetti, riconosciuto tra tutte le opere come quello che meglio ha realizzato il vasto tema proposto dal bando: la esaltazione dell’agricoltura nei frutti nei fiori e negli animali. In verità il Crocetti, e non solo con quella premiata, ma anche con le altre opere, ‘Vitellino’ e ‘Tacchino’, si distacca in modo netto degli altri artisti presenti nella mostra e dà una conferma della superiorità della scultura contemporanea italiana nel confronto con la pittura.”
"Si avvicinava il periodo pasquale ed io avevo concluso il bassorilievo da presentare al concorso di San Luca. Potei quindi assolvere anche questo impegno che, per la mia età e le condizioni generali in cui dovevo muovermi non era certamente cosa di poco, tanto che, dopo la consegna di quella fatica mi sentivo rinato e pronto per nuove prove.
In occasione della Pasqua un’ospite particolare e inaspettato giunse una mattina nella casa dove abitavo: una bella gallina nera era stata portata in dono ai due coniugi, forse anche perché la giovane signora aveva avuto da pochi giorni una bambina. Benché fosse stato quel regalo accolto in letizia il primo giorno, nei giorni successivi si converti in una serie di disagi: nessuno era capace di prendere la naturale decisione di far finire quella gallina in pentola, specialmente quando, improvvisamente la gallina incominciò a fare le uova, puntualmente uno al giorno; prese quindi a razzolare per il corridoio e per gli altri ambienti che trovava aperti con i conseguenti disagi.
Un giorno, rientrando nella mia stanza vidi la gallina accovacciata in un angolo tra ferri di ferro e di legno. Vedendomi, non si mosse neppure, continuava a stare li e mi fece un senso di tenerezza, poi si alzò, stette ferma per un attimo con una zampetta alzata prima di fare il primo passo per andarsene poi, svelta, prese l’uscio.
Avevo un piccolo trespolo libero; in giornata feci l’armatura per sostenere la creta e l’indomani la gallina fu per me la prima modella del mio piccolo studio. Non fu cosa facile servirsi di una gallina per modella e pensai di prendere un morbido cordino lungo poco più di un metro, legai un capo alla zampetta e l’altro ad un appoggio del trespolo. Sembrava che tutto andasse bene malgrado lavorassi con una gallina veramente tra i piedi, invece le cose si complicavano: la gallina, che tendeva girare intorno al piede del cavalletto dov’era legata, riduceva la lunghezza della corda tanto da rimanere a testa in giù con la zampetta legata e tesa; a me toccava quindi prendere la bestiola, farla girare in senso contrario per liberarla.
Portai a termine il lavoro e mi sembrò fosse riuscita una buona cosa. Più tardi la fusi in bronzo.
Dopo dieci anni, nel 1942, mi volse il Premio Verona alla Mostra Nazionale l’animale nell’arte."
scriveva Crocetti negli anni '90 (V. Crocetti, Il Triangolo sorgente di vita (1917-1936); Appunti; Documenti; Interviste. Fonti manoscritte Archivio Fondazione Crocetti )
Pubblicazione: Premio Verona. Prima mostra nazionale d'arte a celebrazione dell'agricoltura nei frutti nei fiori e negli animali. Catalogo mostra, In testa al frontespizio: Confederazione fascista dei professionisti e artisti, Unione provinciale di Verona, Ente autonomo per le fiere dell'agricoltura e dei cavalli di Verona (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 1 – 31 agosto 1942 – XX), Verona, [s.n.], (Tipografia Chiamenti), 1942.