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LA PERSONALE DI VENANZO CROCETTI

domenica 1 agosto 1954 - mercoledì 1 settembre 1954
Assisi, Pro Civitate Christiana
l'Arte di Crocetti fuori sede

La personale di Venanzo Crocetti si presenta in modo suggestivo, non solo per il gusto con il quale è stata allestita - mostra allestita da Dandolo Bellini - quanto per la qualità delle opere esposte.
è forse la prima volta che Crocetti raccoglie in una Mostra le sue opere dedicate esclusivamente all'Arte Sacra. Certo questa manifestazione costituisce una importante tappa della sua rapida carriera artistica, iniziata felicemente giovanissimo.
Dal grande 'Crocifisso' al piccolo 'S. Giovanni', dalla 'Pietà' modernamente interpretata ai bozzetti per la Porta di S. Pietro, egli ha saputo svolgere temi ardui con una serietà di intenti e con sicuri risultati plastici.
Crocetti si pone con questa mostra a un livello diverso e superiore a quello in cui potevano esser considerate le singole sue opere, rivelandosi sempre più fecondo interprete di quell'arte che costituisce il nobile scopo della sua vita. "
scriveva nel 1954, sul giornale LA ROCCA, Guglielmo De Angelis D'Ossat, Direttore Generale delle Belle Arti.


Don Giovanni Fallani pubblica in 'La Rocca' nel 1954 l'articolo 'la personale d'arte cristiana dello scultore Venanzo Crocetti':

" Abbiamo bisogno di trovare un metro e una misura al discorso religioso, per vedere in che modo le arti ci aiutano a scoprire, dentro di noi, i valori della vita. l'artista muove il suo mondo interiore e lo proietta nella visione delle forme; vuole, con la sua opera, entrare nel vivo dei problemi, presentarci una chiarificazione esemplare che giovi all'esistenza. per questo chi vive per l'arte religiosa sente che l'opera appartiene ad una storia sacra, destinata ad avere un domani.
Ecco: ad Assisi, nelle sale della Pro Civitate Christiana, da tre anni gli artisti italiani sono chiamati ad un incontro. ...

La vicenda di alto interesse umano è proposta, quest'anno, da Venanzo Crocetti. nella mostra personale: bronzi, marmi, disegni, ospitati nella sala d'onore della Cittadella, stanno a significare il ritmo di una vita spesa a servizio dell'arte. il pubblico si chiede, come è logico, molte cose e vuol sapere le ragioni di questa scultura lineare e severa. gode nel trovarsi a suo agio in un mondo riconoscibile aperto alla commozione e al sentimento. Chi osserva 'Croce istoriata con la Via Crucis' - quanta penetrazione psicologica in questa concatenazione narrativa - s'accorge che l'autore ha raggiunto una tale esperienza formale, che, volendo, potrebbe far tutto e dir tutto per vincere e "stordire" il suo prossimo.

Un brutto verbo questo verbo "stordire" lo so, ma è divenuto parola d'ordine di molti intellettuali che credono di sollecitare una attenzione e di promuovere un gusto, con la corsa sfrenata allo stupore. Pensando, con malinconia, al clima decadente e falso di troppe cose accettate dalla Biennale veneziana, ancora aperta al pietoso compianto, avvertiamo la novità di queste forme, che sono inventate ma stanno così bene al loro posto: non soverchiano la idea fondamentale, sono forme adatte a chiarire le cose che vogliono esprimere. Il 'Crocefisso' rivela il pathos del dolore: la morte di un Dio che è morto per dolore, è così. Il Giusto è stato immolato. Le 'Deposizioni' - ognuna ha una sua distinzione - sono il racconto della nostra esperienza di fronte alla morte: i gruppi umani intorno al Cristo non rappresentano dei gruppi soltanto, sono parole e sangue, quel sangue delle vittime che è corso durante la guerra (come dimenticare l'aviatore, la suora, il Papa della Grande Pietà?) quelle parole che ciascuno conosce perché nate sulle proprie labbra quando la sofferenza aggiunge un limite estremo.

Ricordiamo allora che Crocetti è l'autore della monumentale Pietà di San Leone in Roma, rivediamo quelle immagini scolpite, ne sentiamo l'efficacia e la poesia. Realtà e idealità (le due soluzioni entro cui si muove la scultura) coesistono nella visione di Crocetti: le sue 'Madonne' così umane e sovrane, il 'S. Giovannino', che è santo nella purezza del suo volto innocente, questi 'Angeli con i candelabri', questi bozzetti - una vigorosissima creazione - per il concorso delle Porte della Basilica Vaticana, ove l'artista narra il rischio della sua invenzione e la consapevolezza del suo impegno, questi disegni scabri e forti, ove si avverte l'architettura dei volumi e delle linee, stanno ad indicare che la meta sognata dall'artista dalla prima giovinezza ad oggi - Crocetti è giovane di pensieri e d'impulso - più volte è stata toccata, né dimenticata nel successivo cammino. Chiunque parla di Crocetti scultore può segnalare tra le cose ultime la cappella di S. Agnese nella Basilica di S. Eugenio, la 'Maddalena' dell'Esposizione di Assisi, il 'Cristo Divino Lavoratore' esposto alla Cittadella, le scultore per la Cattedrale di San Paolo nel Brasile. Dove egli vive il suo momento più alto? Beati coloro che possono azzardare dei giudizi con una coscienza da posteri. Lasciamo intanto che i fedeli avanti a queste opere cristologiche dicano il loro pensiero.

Un giorno a S. Leone, prima che fosse iniziato il 'Crocefisso' dell'altare maggiore, l'opera in bronzo giaceva deposta in terra. Si attendevano gli operai che incominciassero il lavoro. Un stuolo di fanciulli, entrati in Chiesa, avevano veduto il Cristo disteso sulla nuda terra. Corsero sopra la sacra immagine e l'abbracciarono: baciavano il Crocefisso, avevano capito che Gesù era entrato nella loro Chiesa, che stava lì per la loro anima. Crocetti osservava in diparte: era un segno che li mandava Iddio in compenso della sua fatica. alcuni artisti si preoccupano della gloria, altri del successo, i migliori, critici di se stesso, si preoccupano di mostrare una scultura autentica senza ipocrisie, concreta e riflessiva, aperta ai piccoli e ai grandi, ai critici e al popolo, a quei sentimenti che non sono di ieri e di oggi, ma eterni. Crocetti in Assisi riafferma la verità di questo canone antico dell'arte."